
Lo scattare della mezzanotte del 31 dicembre 2020 segna la fine del periodo di transizione, l’ultima chance per sbloccare le divergenze che ancora inchiodano le trattative sulle relazioni future tra l’Ue e il Regno Unito, scongiurando tutte le incognite economiche che in caso di “No Deal” si presenterebbero.
Se Angela Merkel crede che trovare un’intesa sia ancora possibile, Michel Barnier e capo del gruppo di lavoro della Commissione responsabile dei negoziati sulla Brexit, ribadisce che Ue non sacrificherà il suo futuro per concludere un accordo post-Brexit al prezzo di concessioni che indebolirebbero il mercato unico.
I nodi sul tavolo tra Johnson e Von Der Leyen sono sostanzialmente la pesca, questione di grande importanza per i Paesi costieri come Francia e Danimarca e il level playingfield, ovvero l’allineamento richiesto da Bruxelles a Londra sugli aiuti di stato e su determinate norme come quelle relative alla tutela ambientale e ai diritti dei lavoratori per evitare una futura concorrenza sleale. Tra i punti spinosi, quello della governance sui contenziosi futuri, compito da assegnare a un organismo terzo.
A tal proposito Confagricoltura sottolinea le conseguenze pesantissime sull’export italiano e sulla stabilità dei mercati agricoli a livello europeo in caso di “No Deal”; senza un accordo scatterebbero le regole dell’Organizzazione Mondiale del Commercio con il ripristino dei dazi sugli scambi e i controlli alle frontiere. A rischio, ricorda il Presidente Giansanti, 3,4 miliardi di esportazioni agroalimentare con un’incidenza di oltre il 30% dei prodotti a indicazione geografica protetta. Senza un accordo, tutti gli attori della filiera agroalimentare dovranno avere a disposizione una solida rete di sicurezza per affrontare una fase particolarmente complessa.