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Giornata del Mais 2023. Un piano per rilanciare le produzioni

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Serve recuperare una visione strategica e di lungo respiro per potere dare un futuro a questa coltura

"La maiscoltura nazionale ha la necessità di un forte rilancio per potere continuare a sostenere le filiere zootecniche di eccellenza del paese. Occorre mettere a punto un piano pluriennale in grado di orientare e sostenere la ripresa della maiscoltura. Per questo verrà riconvocato a breve il tavolo della maiscoltura presso il Ministero dell’agricoltura e della sovranità alimentare”. Affermazione e promessa di Carmine Genovese del Masaf intervenuto alla giornata del mais tenutasi in presenza, ma anche in streaming, a Bergamo, evento tradizionale organizzato dal Crea di Bergamo, specializzato nella maiscoltura e nelle colture industriali. Il numeroso pubblico presente costituito da agricoltori, tecnici e ricercatori in uno degli auditori del “Kilometro rosso Innovation district” di Bergamo non ha avuto messaggi incoraggianti.

Il prof. Dario Frisio dell’Università di Milano ha tracciato un quadro sulla situazione tecnico economica del mais da cui è emerso un quadro preoccupante. In estrema sintesi: anche nel 2022 è continuata la contrazione delle superfici investite a mais giunte al loro minimo storico. Le aree più colpite sono state anche quelle più vocate: nel Nord ovest, 150mila ettari in meno e 1,5 milioni di tonnellate in meno di granella prodotta, nel Nord est 25% in meno di superficie coltivata e 2 milioni di tonnellate in meno di prodotto.Per quanto riguarda il fabbisogno nazionale, all’incirca pari a 12,3 milioni di tonnellate, siamo arrivati lo scorso anno ad importarne 6,3 milioni, pari ad oltre il 50% delle necessità con un esborso finanziario di 1,8 miliardi di euro con il prezzo del mais a 28 euro al quintale. Solo nel 2018/19 l’import netto era ancora sopra i sei milioni di tonnellate ma, con i prezzi intono ai 17-18 euro al quintale, l’esborso complessivo per l’import era stato di un miliardo di euro. E per la prossima campagna, secondo il prof. Friso, la situazione non è destinata a migliorare: anzi. Si prevedono alcuni scenari con una superficie investita a mais che variano da 500 a 560mila, ettari seminati a mais, inclusi circa 100mila ettari destinati a biogas, con un tasso di autoapprovvigionamento intorno al 40%. L’import potrebbe arrivare a 7,6 milioni di tonnellate con una spesa complessiva di 2,3 miliardi di euro considerando un prezzo medio oscillante tra i 280 ed i 320 euro la tonnellata.

In seguito è intervenuto Gabriele Canali dell’Università Cattolica di Cremona e Piacenza che, partendo dall’analisi delle situazioni che hanno portato a questa situazione deficitaria, ha cercato di delineare le strategia per uscirne con una visione globale ed europea che deve vedere coinvolta la Pac, visto che la contrazione delle superfici investite a mais in Europa è coincisa con l’abbandono del sostegno accoppiato. Occorre recuperare una visione strategica e di lungo respiro per potere dare un futuro a questa coltura, dotarsi di una politica che si deve concretizzare in piani concreti della Pac tenendo conto dei mercati, ma anche di politiche efficienti per il lavoro e per le attese sociali ed economiche. La Pac deve essere confezionata per dare risposte ai produttori ed ai mercati.

In seguito Cesare Soldi, presidente dei maiscoltori italiani, è intervenuto parlando di aspetti molto pratici: la Pac in campo. Letteralmente. Soldi, stante i diversi condizionamenti previsti dalle misure contenute nella Pac attuale e in vigore fino al 2027 ha provato a stilare un piano colturale pluriennale per una ipotetica azienda di 100 ettari con l’obiettivo di massimizzare i sostegni previsti. Un compito non semplice, vista la complessità della nuova Pac, ma indispensabile secondo Soldi che ha detto: “Tra un paio di mesi sarà il mais ad entrare in campo. Gli agricoltori devono valutare ogni tipo di sostegno per comprendere se conviene aderire in funzione dei vincoli associati. Sarà importante pertanto cercare di utilizzare ogni euro utile della Pac, considerato il basso livello di redditività che caratterizza da più anni la coltura”.

A conclusione della “Giornata del mais 2023” si è tenuta una ricca tavola rotonda con numerosi e qualificati partecipanti in rappresentanza di tutti i portatori di interesse nell’ambito della maiscoltura e coordinata da Nicola Pecchioni del Crea da cui sono emerse rafforzate le indicazioni ad operare a livello di filiera, ad investire sulla ricerca e a superare gli ostacoli posti all’ingresso delle nuove tecniche di produzione. La speranza degli addetti è che il tavolo del mais del ministero possa proseguire e migliorare le azioni intraprese negli ultimi due anni per favorire la ripresa della maiscoltura nazionale.

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