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Rinaturazione
25.06.2023 - 20:06
CREMONA Anche Confagricoltura Lombardia plaude al ‘cambio di rotta’ che potrebbe essere arrivato da Bruxelles. Il cosiddetto ‘estremismo ecologico’, che puntava a una rinaturazione senza limiti a danno del mondo agricolo, è stato bocciato alla prova dei voti. Per gli agricoltori lombardi, e cremonesi in particolare, non solo un ‘sospiro di sollievo’ ma una vera e propria liberazione dal gioco burocratico dell’Ue.
«Accade di rado, ma quella arrivata dall’Europarlamento è davvero una buona notizia per il settore primario – commenta il presidente di Confagricoltura Lombardia Riccardo Crotti – . Dopo essere stata bocciata nelle commissioni Agricoltura e Pesca, la cosiddetta legge sul ‘Ripristino della natura’ è incappata in un altro passo falso. In commissione Ambiente la proposta di rigettarla non è passata per un solo voto: le urne hanno sancito un eloquente pareggio, di 44 a 44, sancendo di fatto la dissoluzione della maggioranza, quantomeno su un tema cruciale per la sedicente visione ecologista dell’esecutivo di Ursula Von der Leyen e per il ‘padre’ di quella visione, il vicepresidente Frans Timmermans».
Fin qui tutto bene: per gli italiani e per il mondo agricolo. Ma guai ad abbassare la guardia: «La seduta della Commissione ambiente è stata comunque aggiornata al 27 giugno, mentre per il 7 luglio è previsto il voto conclusivo in plenaria – prosegue Crotti –. A questo punto, gli osservatori danno come probabile che la legge venga lasciata cadere, rinviando di fatto tutto alla prossima consiliatura europea».
Meglio aspettare prima di riempire i calici, che la cautela non fa mai male.
«Staremo a vedere. Si tratta comunque di una buona notizia, perché dietro lo sbandierato, e assai dubbio, ripristino della natura – analizza il presidente Crotti – si nasconde una sostanziale condanna a morte dell’agricoltura europea, irrimediabilmente segnata dall’obbligo di dimezzare l’impiego degli agrofarmaci e dal proliferare dei vincoli alla coltivazione dei terreni. Nell’ipotizzato atto conclusivo di un programma che ha già prodotto il Green Deal e il Farm to Fork c’è davvero un’Europa che non ci piace; non certo per la sua proclamata attenzione all’ambiente e alla sostenibilità, temi sui quali i nostri imprenditori non accettano lezioni da nessuno, ma per la sua assoluta mancanza di considerazione verso la natura stessa dell’agricoltura: che è produzione e produzione di cibo. Un’attività irrinunciabile, a meno che non si voglia spalancare la strada alle multinazionali del cibo sintetico».
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