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POMODORO
29.03.2023 - 23:51
CREMONA Le organizzazioni dei produttori di pomodoro chiedono all’industria di pagare la materia prima 15 euro al quintale ma l’interlocutore fa muro e si ferma a 12 e mezzo. L’accordo è molto distante, il tavolo per ora salta. Massimo Bacchi, presidente della sezione Orticole della Libera Associazione Agricoltori Cremonesi lancia il monito: «Gli industriali sono sorpresi nel trovare tutte le Op unite e ferme su una posizione condivisa. Puntano a una crepa nell’alleanza e a trattative singole, invece dobbiamo tenere la barra dritta tutti insieme. La nostra richiesta è più che ragionevole e sostenibile». E apre un nuovo fronte: «Dialogo necessario anche sulla tabella degli scarti. Gli attuali parametri qualitativi cozzano con la realtà del prodotto e sono penalizzanti per la parte agricola – spiega Bacchi –. Anche su questo tema per ora l’industria non ha fatto aperture». Filiera produttiva, industria e grande distribuzione. L’aumento spropositato dei costi ha colpito tutti.
Ne servono almeno 15. La cifra non è certo improvvisata: «Il prezzo del pomodoro sulla confezione finale – spiega il presidente alla partita – impatta per il 15%. Un dato che potremmo definire basso, specie se rapportato al 40% degli utili per la Gdo. Margine per trattare, insomma, ce n’è eccome da parte loro». Eppure la stretta di mano non è arrivata. Anzi, la situazione attuale somiglia più a una barricata contrapposta dove sono gli industriali a non voler concedere spazio al confronto. Per Bacchi si tratta di un comportamento illogico e nocivo: «Basti la semplice considerazione per cui la differenza tra richiesta e offerta è sui 2,50 euro a quintale. Questo, conti alla mano, significa al chilo di 0,02 centesimi. Se consideriamo che per fare un chilo di passata ci vogliono due chili e mezzo di pomodoro, ne consegue che l’aumento di prezzo al consumo sarebbe di 0,6 centesimi. Quantomeno contenuto, per loro». L’immobilismo non fa bene a nessuno e gli agricoltori si augurano che alla fine trionfi la ragione: «Se l’industria pensa di lavorare per logoramento sul fronte unito dei produttori sbaglia. Credo che terremo. Ma il punto non è nemmeno questo – chiosa –. La realtà è che tutte le parti, specialmente chi non vuole ora venire incontro alle nostre ragionevoli richieste, devono capire che , deve essere invece incentivata come valore. Il destino del settore dipende dalla capacità di difendere questo nostro patrimonio. O così o ci si ridimensionerà gradualmente fino a scomparire».
Ma i margini sono diversi e il mondo agricolo, sostanzialmente, non ci sta a pagare lo scotto da solo senza nemmeno essere preso in considerazione. Allo stato attuale, infatti, tenere in piedi un settore d’eccellenza com’è quello della coltivazione del pomodoro italiano, lavorando per 12,50 euro al quintale non è matematicamente sostenibile.