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LATTE DIGITALE
05.05.2023 - 10:27
CREMONA Gli allevatori hanno bisogno di scienza e ricerca per potere mettere in campo i risultati dell’attività di ricerca, così come le Università hanno bisogno di agricoltori e allevatori per poter indirizzare e finalizzare la loro attività. E a Cremona questo è un connubio ormai consolidato nel tempo.
Questa è una delle indicazioni principali emerse dal convegno tenutosi ieri al campus Santa Monica dell’Università Cattolica, con l’organizzazione curata dalla Libera Associazione Agricoltori Cremonesi, insieme al Crea-ZA di Lodi e alla Fondazione Crpa, per la presentazione di un volume frutto di tre anni e mezzo di ricerca sul tema della innovazione tecnologica e la digitalizzazione nell’ambito dell’allevamento della vacca da latte. Con una espressione un po' forte ma che rende bene l’idea: “Latte digitale”. Lavoro finanziato da Regione Lombardia Psr 2014-2020 e cofinanziato dal Feasr nell’ambito dell’operazione 16.1.01.
Riccardo Crotti, presidente di Confagricoltura Lombardia e della “Libera” di Cremona ha introdotto l’argomento insistendo su: “La necessità di sperimentare e di innovare nell’ambito dell’attività di allevamento per migliorare l’efficienza degli allevamenti e contenere i costi; in questo una attenta raccolta ed analisi dei dati è diventata essenziale perché consente di evidenziare e correggere i fattori di criticità. Ed è per questo che la Libera ha sempre sviluppato rapporti di collaborazione con gli istituti di ricerca”. Ma Crotti ha ricordato nel suo intervento anche il grande problema della carenza idrica che corre il rischio di mettere a repentaglio la campagna agraria appena iniziata. Tema sul quale l’innovazione tecnologica potrebbe dare un grande contributo.
La Fondazione Crpa, presente con il suo presidente Leo Bertozzi, ha ribadito questi concetti di collaborazione tra agricoltori-allevatori e istituti di ricerca come il Crpa, che peraltro li persegue proprio come fini istituzionali.
Il direttore del Crea Zootecnia e Acquacoltura, Salvatore Claps, ha ribadito il concetto ricordando la storia del centro di Lodi che è arrivato alla situazione attuale passando attraverso una evoluzione che ha riguardato i centri dedicati alla foraggicoltura e alla casearia, entrambi sempre al servizio della zootecnia da latte, vocazione trainante dell’agricoltura della Pianura padana.
Vocazione lattiera che non è mai venuta meno e che ora sta affrontando questa nuova sfida: la digitalizzazione negli allevamenti, come ha ricordato Erminio Trevisi, direttore del Dipartimento di Scienze animali , della nutrizione e degli alimenti, dell’Università cattolica. “Occorre pensare, ha detto Trevisi, alla vacca e all’allevamento smart, dove smart, riferito ai dati aziendali, potrebbe essere l’acronimo di: specificità, misurabilità, accessibilità, realismo e tempestività”. Una sintesi perfetta relativa alla produzione, elaborazione ed utilizzo dei dati aziendali ai fini gestionali.
“Ma attenzione, ha ammonito Trevisi, questa nuova soglia tecnologica comporta una preparazione specifica e importante degli imprenditori e dei loro collaboratori per cui è da aspettarsi che questa innovazione tecnologica comporti anche un importante cambiamento a livello gestionale: tra vent’anni gli addetti all’allevamento dovranno essere tutti laureati e con una preparazione specifica molto sviluppata perché il futuro dovrà essere ancora più inclusivo con sistemi intelligenti in grado di connettere tutti i dati aziendali”.
Quindi un invito ai numerosi studenti presenti nell’aula magna ad impegnarsi al massimo per approfondire le loro conoscenze sulla zootecnia ma anche sulle applicazioni gestionali che i corsi di laurea della Cattolica sono in grado di offrire.
Una sintesi del lavoro svolto nell’ambito del progetto di ricerca “Latte digitale” è stata poi effettuata da Fabio Abeni del Crea-ZA di Lodi e coordinatore scientifico della ricerca. Abeni ha passato in rapida sintesi gli otto capitoli del libro, frutto di lavori inediti, che hanno messo al centro dell’attenzione gli aspetti tecnologici con quelli produttivi, economici e della sostenibilità.
Quest’ultimo uno degli obiettivi della ricerca e che oggi viene perseguito come una necessità assoluta.
Ha concluso Abeni con una citazione di Lavelli: “Un sistema di produzione intensiva, caratterizzato da un elevato grado di organizzazione ed efficienza fornisce la migliore opportunità a favore della sostenibilità”.
La giornata si è conclusa con un intervento dei tre allevatori che hanno partecipato al progetto e che ne hanno ribadito i benefici ottenuti: Elisabetta Quaini, Massimo Della Bona e Lorenzo Donà.
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