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GIORNATA MONDIALE DEL LATTE

«In questo prodotto una ricchezza unica che va riconosciuta»

L’analisi del presidente della Libera Soldi. Le nuove sfide nel convegno svolto in Comune

«In questo prodotto una ricchezza unica che va riconosciuta»

CREMONA «Quanto vale un litro di latte?». Nei giorni che registrano ancora una vistosa distanza tra produttori e trasformatori nella nuova definizione del prezzo alla stalla, ha suggerito una nuova chiave di lettura Cesare Soldi, presidente della Libera Associazione Agricoltori Cremonesi, aprendo ieri il convegno ‘Latte, destinazione mondo – Strategie e progetti per conquistare i consumatori internazionali’, organizzato dalla Libera presso la sala della Consulta in Palazzo Comunale per celebrare la giornata mondiale del latte.

«Da un lato i costi di produzione restano sostenuti, dall’altro la sfida è appunto quella di quantificare nel modo più oggettivo possibile un valore che ingloba non solo aspetti alimentari e nutrizionali, ma anche ambientali, sociali e di sviluppo territoriale». Perché una remunerazione corretta alla stalla e al litro dovrebbe tenere conto di tutti questi fattori. Di quello che il latte ed il suo modello produttivo costruiscono, ben oltre il semplice conferimento della materia prima al segmento della trasformazione.

Secondo criteri condivisi e rilanciati dal sindaco di Cremona Gianluca Galimberti. «Per qualità, radicamento sociale e diffusione sul territorio, il modello cremonese e della pianura padana assume caratteri straordinari che vengono riconosciuti come tali nel mondo», ha sottolineato. «Nel suo percorso dalla terra al consumatore (e lungo la vita del consumatore fin dalla sua nascita), il latte semina benessere, tutela dell’ambiente e sviluppo. Persegue la democrazia alimentare propria di un bene prodotto da molti, diversamente da quanto accade - ad esempio - per i cibi sintetici, concentrati nelle mani di pochi. La giornata del latte è anche giornata dell’orgoglio per questo alimento che dice tanto della nostra storia e cultura, e che - dunque - ci rappresenta».

Moderati dal direttore de La Provincia Paolo Gualandris, i lavori della mattinata sono stati impreziositi dal contributo di Daniele Rama, direttore dell’Osservatorio sul mercato dei prodotti zootecnici dell’Università Cattolica. Delineando le prospettive del settore lattiero caseario made in Italy tra mercati, consumi ed import-export, Rama ha evidenziato che i consumi di formaggi italiani nel mondo aumentano quasi ovunque. La richiesta determina ulteriori buone prospettive per un prodotto ‘nobile’ e ad alto valore aggiunto; tra il 2013 e il 2022 le esportazioni sono aumentate (in quantità) e le importazioni diminuite. Un quadro sostanzialmente positivo che sconta però segnali di debolezza sul versante dei prezzi, legati principalmente alla flessione del mercato interno, saturo e in contrazione.

L’export si conferma quindi una strada vincente e da percorrere con sempre maggior convinzione: una direzione emersa con chiarezza nel corso della tavola rotonda alla quale sono intervenuti Antonio Auricchio ( numero due di Assolatte, presidente del Consorzio Tutela Gorgonzola e di Afidop), Tiziano Fusar Poli (presidente di Latteria Soresina e di Confcooperative Cremona), Giovanni Guarneri (che guida il Consorzio Provolone Valpadana ed è coordinatore del settore lattiero-caseario di Alleanza delle Coopertive Italiane), e Marco Valla di Federconsumatori Lombardia.

E mentre Auricchio ha insistito sulla qualità straordinaria dei formaggi italiani e la pericolosità del Nutriscore, Fusar Poli ha ripreso con convinzione il tema della ‘giornata dell’orgoglio’ per un prodotto senza uguali come il nostro latte, «che ha perfino proprietà terapeutiche ma non sappiamo valorizzare a sufficienza nei confronti dell’opinione pubblica. Diversamente, sarebbe ben difficile trovare da ridire se un litro di latte costasse 2 euro, quando per una tazzina di caffè ci vogliono 1 euro e 20 centesimi... Il valore dell’export agroalimentare italiano ha superato quota 60 miliardi, ma con i nostri prodotti potremmo puntare tranquillamente al doppio (la Germania arriva a 90 miliardi). Serve un altro livello di organizzazione, dobbiamo veramente fare sistema e squadra; magari gestendo oltre alla produzione anche la fase della commercializzazione. Una piattaforma comune in quell’ambito potrebbe garantire al nostro export una significativa marcia in più».

«Neppure io mi accontento di 60 miliardi di export - ha concordato Auricchio -. Dobbiamo e possiamo fare molto di più».

In quella prospettiva, «la comunicazione ha un ruolo essenziale», ha aggiunto Guarneri. «Da tempo il mondo della cooperazione è fortemente impegnato proprio in un progetto di comunicazione che aiuta a contrastare le fake news ed i loro effetti negativi. Dobbiamo ‘esaltare’ la qualità, proteggere le nostre Dop/Igp e le loro quote di mercato; specie in un contesto europeo che non di rado sembra privilegiare la visione meramente quantitativa».

Il ruolo del consumatore come soggetto di rilievo della filiera è stato evidenziato da Valla. «È probabile che anche le fake news abbiano un peso nella contrazione del mercato interno, e noi aderiamo alle iniziative di promozione basate su elementi scientifici e oggettivi, e facciamo educazione al consumo. Aggiungo però che l’aumento del prezzo del latte viene certamente vissuto come un problema da parte dei consumatori».

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