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Ismea: spesa domestica, nei primi nove mesi 2022 influenzata dall'inflazione

ConsumiDomestici

Secondo l'Osservatorio Ismea NielsenIQ sui consumi alimentari, nei primi 9 mesi dell'anno, la crescita dello scontrino si è limitata a un +4%, grazie alle strategie di risparmio messe in atto dalle famiglie. Dai tagli generalizzati delle quantità acquistate che oscillano dal -1% del latte fino al -31% del pesce fresco, allo spostamento delle preferenze verso i prodotti dal valore unitario più basso, dal parziale abbandono del canale digitale al maggiore orientamento verso i discount e i prodotti a marca del distributore; sono molte le contromisure adottate per limitare l'impatto della spinta inflattiva, che si conferma a novembre all'11,8%.

Dinamiche di vendita dei canali distributivi
+ 4,4% su base annua la spesa per i consumi alimentari domestici nei primi nove mesi 2022. Il supermercato resta il canale predominante con il 40% di share e con una performance positiva che rispetto al pre-Covid gli fa guadagnare 2 punti percentuali. Il Discount con il 22% di share guadagna 4 punti percentuali rispetto al 2019 con fatturati incrementati quasi del 25%. Parziale ritorno al punto di vendita fisico: -6% le famiglie che acquistano su canale digitale nel 2022.

Le famiglie che più sentono la crisi
Sono le famiglie più giovani e con figli piccoli quelle che più di altre sentono la crisi e contraggono la spesa per i consumi in casa (-13% vs 2019). Le famiglie mature sono meno sensibili alla crisi, mantengono il carrello quasi inalterato assorbendo un incremento della spesa.

Come cambia lo scontrino
Aumento della spesa per tutti i comparti ad eccezione di quello dei prodotti ittici e del vino. In netto aumento la spesa per gli olii (+15,5%), seguito da quello per bevande analcoliche (+11,2%) e derivati dei cereali (+8,9%). Importanti anche gli incrementi di spesa per le carni (+7,7%).

Le categorie 
Pane e pasta sono tra i prodotti che più evidenziano un aumento di prezzo in questi ultimi mesi. Per la pasta si tratta di un +21%. Tra i proteici di origine animale l'aumento della spesa del 7,7% per i prodotti carnei e del 4,1% per i lattiero-caseari riflette un pesante aumento dei prezzi e una sostanziale contrazione dei volumi acquistati. Contrazioni in volume più evidenti sulle bovine (-7%), mentre sono in controtendenza gli acquisti delle carni suine per le quali i volumi sono cresciuti del 4,4% anche a fronte di un aumento dei prezzi (+4%). La spesa per il comparto ortofrutta cresce di oltre il 3% con oscillazioni dei prezzi relazionati anche a fattori meteorologici e produttivi che rendono difficile una lettura generalizzata. Per tutti aumento del prezzo e flessione dei volumi. Evidente espansione della spesa per gli oli vegetali (+15,5%) con contributo eccezionale degli oli di semi (+33%), da evidenziare all'interno del comparto grassi vegetali l'aumento della spesa per burro di arachidi (+40%). Olio EVO +11,6% il prezzo e -3,9% i volumi. I prodotti ittici sono l'unico segmento tra tutti a segnare una concreta riduzione della spesa a fronte di volumi con flessioni fino al 30%. Una dinamica legata forse più alla percezione che ad una scelta ragionata.

In particolare la spesa per i prodotti lattiero-caseari, che pesa sullo scontrino il 13,2%, è aumentata nei primi nove mesi del 4,1%. La componente dei formaggi ha incrementi di spesa di diversa entità, con una crescita che va dal +0,8% dei molli al +3,8% dei duri, ai +7,2% degli industriali. Rispetto ad altri prodotti, è evidente che la filiera e riuscita in qualche maniera a contenere gli incrementi dei costi di produzione. Per il latte si rileva invece un complessivo aggravio di spesa sul cumulato a settembre del 5% circa. Il prezzo del latte fresco evidenzia un’impennata a partire dal mese di aprile 2022 che rispecchia la dinamica espansiva della materia prima che ha dovuto fare i conti con incrementi notevoli (l’indice dei costi alla produzione Ismea per l’allevamento fa registrare nello stesso periodo un +13%) oltre che ai maggiori costi per i trasporti e gli imballaggi e alle minori disponibilità in ambito europeo. I primi di settembre il latte fresco al consumo ha raggiunto la quotazione media di 1,60 €/litro, segnando un +13% rispetto all’analogo periodo dello scorso anno. Il dato cumulato nei primi nove mesi dell’anno evidenzia una lieve contrazione dei volumi che si inserisce comunque in un contesto di flessione protratta nel tempo.

Il rapporto completo Report - Consumi n. 3 - 2022

Fonte: Ismea Mercati

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