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Infanzia, cibo e futuro: difendere l’agricoltura è proteggere i bambini

20 novembre: Giornata mondiale dell'infanzia e dell'adolescenza

Infanzia, cibo e futuro: difendere l’agricoltura è proteggere i bambini

Oggi si celebra la Giornata dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.
Di solito se ne parla pensando a scuola, salute, protezione. Meno spesso si pensa a un altro diritto fondamentale, che inizia molto prima di qualunque discorso: il diritto a nutrirsi in modo sano, sicuro e sufficiente.

Dietro ogni bicchiere di latte, ogni fetta di pane, ogni piatto di pasta che arriva sul tavolo di un bambino, c’è una storia che parte dalla terra. C’è il lavoro di migliaia di aziende agricole che, spesso in silenzio, garantiscono ogni giorno ciò che diamo per scontato: cibo buono, controllato, prodotto nel rispetto di regole severe.

In una giornata dedicata all’infanzia, parlare di agricoltura non è un fuori tema.
È, anzi, un modo molto concreto per ricordarci che difendere chi produce cibo oggi significa proteggere i bambini di domani.


Il piatto dei bambini comincia in stalla e in campo

L’infanzia ha bisogno di molte cose: affetto, scuola, gioco. Ma senza un’alimentazione adeguata, equilibrata e sicura, nessun altro diritto può davvero poggiare su una base solida.

In un territorio come il Cremonese questo è ancora più evidente:

  • nelle stalle nasce il latte che diventa formaggio, yogurt, burro;

  • nei campi crescono i cereali che riempiono i piatti di pasta, il pane della colazione, i biscotti;

  • dagli allevamenti arrivano proteine indispensabili per la crescita.

Dietro a ogni prodotto ci sono scelte quotidiane:
che mangime utilizzare, come gestire il benessere animale, come trattare il suolo, quanta attenzione mettere nelle pratiche agronomiche.

Sono decisioni tecniche, certo. Ma, viste dalla prospettiva dell’infanzia, diventano qualcos’altro: sono scelte che finiscono direttamente nei piatti dei bambini.


Infanzia e cibo: un diritto che passa dalla dignità degli agricoltori

Quando si parla di diritti dei bambini, si pensa spesso a immagini lontane: carestie, emergenze umanitarie, Paesi in guerra. Ma esiste anche un’altra forma di fragilità, più vicina, che riguarda il nostro sistema agricolo.

Se le aziende agricole lavorano in perdita, se sono schiacciate da costi insostenibili, se vengono messe in concorrenza con prodotti importati a prezzi troppo bassi e con regole più leggere, il rischio è uno solo:

  • chiudono le stalle,

  • si spengono le aziende,

  • il territorio perde autonomìa e qualità alimentare.

Tradotto: il futuro del cibo dei nostri figli viene messo in discussione.

Difendere un reddito dignitoso per gli agricoltori non è solo una rivendicazione di categoria.
È una forma di responsabilità verso le famiglie e verso i più piccoli: significa voler garantire, anche domani, latte, carne, cereali, frutta e verdura prodotti in modo controllato, tracciabile, vicino ai luoghi in cui viviamo.


Il diritto a sapere da dove viene quello che mangiamo

C’è poi un altro aspetto, meno evidente ma fondamentale: l’educazione.

I bambini di oggi conoscono alla perfezione loghi, app, personaggi dei cartoni.
Molti di loro, però, non hanno mai visto una stalla da vicino, non sanno come nasce il latte, non hanno mai camminato in un campo di mais o in mezzo alle balle di fieno.

La Giornata dei diritti dell’infanzia può essere anche l’occasione per ricordare un diritto un po’ dimenticato: il diritto a capire da dove viene il cibo che si ha nel piatto.

Le aziende agricole possono diventare vere e proprie “aule a cielo aperto”:

  • visite in azienda per scuole e famiglie,

  • giornate tra stalle, campi e trattori,

  • momenti in cui spiegare ai bambini, con parole semplici, che cosa significa mungere, seminare, raccogliere, curare gli animali.

Non è solo folklore.
È un investimento di lungo periodo: un bambino che vede, tocca, annusa la realtà agricola sarà un adulto più consapevole nelle sue scelte alimentari, più rispettoso del lavoro che c’è dietro, meno incline a considerare il cibo come un prodotto “magico” che compare sugli scaffali senza storia.


Dal diritto al gioco al diritto a sporcarsi le mani (di terra)

In questa giornata si parla anche di diritto al gioco.
Dentro questo concetto, per un territorio agricolo, rientra una dimensione preziosa: il diritto dei bambini a passare tempo all’aria aperta, a correre, a sporcarsi le mani – non solo con i giochi digitali, ma anche con la terra vera.

Un bambino che visita un’azienda agricola:

  • scopre che le stagioni non sono solo temperature ma cicli di semina e raccolta;

  • impara che il latte non “nasce” in un cartone, ma da una vacca che va nutrita e curata ogni giorno;

  • capisce che dietro a ogni prodotto ci sono orari, fatiche, competenze.

È un modo diverso di parlare di diritti:
non solo protezione da ciò che fa male, ma accesso a esperienze che fanno crescere.


Infanzia, agricoltura, futuro: una responsabilità condivisa

Oggi, mentre si celebra la Giornata dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, il messaggio che parte dal mondo agricolo può essere semplice ma chiaro:

  • agli agricoltori: il vostro lavoro non nutre solo il presente, ma costruisce il futuro dei bambini. Ogni scelta sulla terra, sugli animali, sulla qualità dei prodotti è un pezzo di tutela dell’infanzia;

  • alle famiglie e alle scuole: coinvolgete i bambini, portateli nei campi, fate loro vedere da vicino da dove viene il cibo che mangiano ogni giorno;

  • alle istituzioni: ogni decisione su PAC, mercati, importazioni e filiere ha un impatto diretto anche sull’infanzia. Non esiste diritto a un’alimentazione sana senza un’agricoltura sostenuta e rispettata.

Difendere chi coltiva e alleva oggi significa assicurare, ai bambini di oggi e agli adulti di domani, non solo scaffali pieni, ma una qualità di cibo e di ambiente all’altezza dei loro diritti.

In questa giornata dedicata all’infanzia, guardare ai campi del Cremonese e a chi li lavora è un modo molto concreto per dire una cosa semplice:
prendersi cura dell’agricoltura significa, in profondità, prendersi cura dei bambini.

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