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Caro pasta

Lasagna: «Innovazione per essere più competitivi»

I prezzi salgono mentre quello del grano duro cala, la soluzione del vice presidente di Confagricoltura

Lasagna: «Innovazione per essere più competitivi»

CREMONA Mentre continua a calare il prezzo del grano duro e aumenta quello della pasta, Matteo Lasagna, vicepresidente di Confagricoltura, lancia il monito: «Non dipingiamo questa situazione come un braccio di ferro tra consumatori e produttori perché non è così. Pensiamo invece a risolvere il problema reale, cioè la mancanza di un’equa ridistribuzione all’interno della filiera».

La proposta è  concreta e  possibile: «La soluzione? Serve innovazione tecnologica per aumentare la nostra competitività. E poi – aggiunge il numero due confederale –, è necessario l’ok alle importazioni perché non siamo completamente autosufficienti in tema di materie prime. Ma, intanto, spingiamo i nostri coltivatori verso la modernità, che porta maggiori produzioni. Basta tensioni, servono collaborazione e un piano definito».

La pasta è il simbolo dell’italianità per definizione: siamo i maggiori produttori al mondo, e questo stupisce poco; sorprende di più, invece, scoprire che il grano duro che utilizziamo per realizzare le tanto amate pennette, i fusilli e gli spaghetti, almeno in parte lo importiamo.

«Dobbiamo smettere di cedere quote di mercato agli altri Paesi – avvisa Lasagna –. In Italia, per reggere i ritmi della prima produzione mondiale, servirebbero 65mila ettari. Non lo stiamo facendo ma anche perché manca spinta innovativa. Non abbiamo infatti – qui il riferimento alle ‘Tea’, vecchio cavallo di battaglia Confagri – degli ibridi adeguati. Penso per esempio alla resistenza studiata per contrastare il cambiamento climatico. Serve ricerca, serve studio, serve sperimentazione».

La questione non si ferma alle università o ai laboratori. L’impatto è infatti devastante se rapportato alle nostre possibilità di competizione a livello internazionale. Lasagna lo ribadisce: «Se non investiamo in questo senso – precisa il braccio destro di Massimiliano Giansanti – ci troviamo a giocare la stessa partita a livello mondiale ma con  strumenti utili in meno».

Le Tea, acronimo che sta per ‘Tecniche di Evoluzione Assistita’, adattamento dell’inglese ‘New Genomic Techniques’, letteralmente ‘nuove tecniche genomiche’, sono procedimenti scientifici messi a punto negli ultimi dieci anni che, semplificando, consentono di correggere il Dna delle piante e di selezionare caratteristiche specifiche utili per l’agricoltura attraverso due processi: il genome editing e la cisgenesi. Sempre semplificando all’estremo, si può creare una pianta che, pur restando la stessa in ogni aspetto, sia più resistente al caldo o alle malattie. Sulle tecniche genomiche purtroppo, però, non c’è sempre accordo all’interno della filiera stessa. E anche questo punto, cioè quello di un’unità di categoria che va rafforzata, sta particolarmente a cuore a Lasagna: «Serve armonia – chiosa  –. La frammentazione che si percepisce nella filiera va unicamente a nostro danno. La tensione è forte e si sente e questo non gioca a favore, rallentando invece processi che sono prioritari e necessari. Facciamo quadrato nel segno delle nuove sfide».

Segnali positivi, o quantomeno spiragli, fortunatamente non mancano. Di Tea, su iniziativa della Commissione Agricoltura, si è cominciato a parlare anche a Roma.

La politica, dopo anni, si muove. Ora sta ai protagonisti della filiera far sentire la loro voce e sveltire un processo non più rimandabile.

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