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Fiere zootecniche
30.11.2025 - 16:24
CREMONA – Nelle stalle moderne non entrano soltanto mangimi, trattori e tecnici: entrano anche dati, sensori e algoritmi. È il quadro emerso al convegno «Indietro non si torna», organizzato da Allevatori Top alle Fiere Zootecniche Internazionali di Cremona 2025, dove il giornalista Giovanni De Luca ha dialogato con Iosef Cigagna (CEO e innovation manager di Drop) e Claudio Mariani (fondatore della community Commercial Dairy Farmers).
L’idea di partenza è semplice: l’intelligenza artificiale è già parte della quotidianità e sta diventando un supporto concreto anche per chi gestisce una stalla. Non sostituisce l’allevatore, ma lo aiuta a orientarsi in un mare di numeri che, da soli, rischiano di restare inutilizzati.
Mariani ha portato un primo esempio molto pratico: oggi l’IA consente di tradurre e riassumere in pochi secondi pubblicazioni tecniche in lingua straniera, restituendo i punti chiave utili per il lavoro quotidiano. Un bagaglio di conoscenza che, fino a poco tempo fa, era difficile da mettere a disposizione di chi sta in azienda dalla mattina alla sera.
Il secondo passaggio riguarda il volume dei dati. In una stalla da 50 vacche si può conoscere praticamente ogni animale “a memoria”. Ma se i capi diventano 200 o 500, la quantità di informazioni su produzione, fertilità, passi, consumi e benessere cresce in modo esponenziale. Qui gli algoritmi diventano indispensabili per individuare in anticipo anomalie, cali produttivi, problemi sanitari, senza perdersi nei dettagli.
Per Cigagna, il punto non è raccogliere sempre più dati, ma trasformarli in informazioni decisive: numeri che orientano davvero una scelta, invece di restare chiusi in un gestionale. L’IA, se ben addestrata, aiuta a selezionare i parametri rilevanti e a proporre scenari di intervento.
Tutti i relatori hanno insistito su un principio: anche con strumenti sempre più sofisticati, la responsabilità resta umana. Il sistema «non crea, genera» – hanno ricordato – cioè rielabora ciò che gli viene fornito da tecnici e allevatori. Se i dati sono incompleti o interpretati male, il rischio di errori aumenta; se sono raccolti con criterio, possono ridurre gli sbagli e migliorare la qualità delle decisioni.
De Luca ha evidenziato come, in prospettiva, l’IA potrà costruire modelli di allevamento personalizzati che ogni azienda potrà adattare alla propria realtà, combinando algoritmi e “occhio di campo”. Ma la scelta finale – investire, cambiare una razione, modificare una pratica di stalla – resterà sempre in mano alle persone.
Per il sistema cremonese e per Libera Associazione Agricoltori Cremonesi, il messaggio che arriva da CremonaFiere è chiaro:
l’uso consapevole dei dati diventerà un fattore competitivo per gli allevamenti;
servono formazione e accompagnamento per aiutare le imprese a scegliere strumenti affidabili e a integrarli nel lavoro quotidiano;
l’innovazione tecnologica è un’opportunità, a patto che non faccia perdere di vista il valore del lavoro umano e il rapporto diretto con gli animali.
Nei prossimi mesi, la sfida sarà proprio questa: trasformare il tema “dati e IA in stalla” da slogan di fiera a percorso di crescita concreta per le aziende del territorio.
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