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04.12.2025 - 17:39
Quando Jamie Vardy ha firmato per la Cremonese, molti hanno pensato solo al colpo di mercato: il campione della Premier che sceglie una neopromossa italiana, a 38 anni, per l’ultima grande avventura.
Ma se allarghiamo lo sguardo oltre il campo, quella firma racconta molto di più: una provincia agricola, una squadra che porta addosso i marchi del territorio e un’associazione – la Libera – che da ottant’anni rappresenta chi ogni giorno la terra la lavora davvero.
La biografia di Vardy sembra scritta per piacere agli agricoltori: non nasce in un’accademia dorata, ma nel calcio minore inglese, tra campi sintetici e trasferte infinite, mentre di giorno lavora in fabbrica. Da lì la scalata: Fleetwood, poi Leicester, fino allo storico titolo di Premier League del 2016.
Nell’estate 2025 decide di chiudere il ciclo con il Leicester e ripartire dall’Italia: la Cremonese lo porta in Serie A con un contratto fino al 2026 (con opzione), puntando su carisma, esperienza e gol.
Debutta contro il Verona, segna le prime reti a ottobre e il 1° dicembre firma una doppietta a Bologna che interrompe la lunga serie positiva dei rossoblù.
È la classica storia “dal basso verso l’alto”: errori, ripartenze, fatica quotidiana. Un copione che chi sta in stalla all’alba o in campo fino al tramonto conosce benissimo.
Una maglia che parla di latte, stalle e consorzi
Da anni, sulla maglia grigiorossa compaiono loghi che arrivano direttamente dalla campagna. Non sono solo marchi: sono cooperative di produttori, consorzi agricoli, realtà lattiero–casearie e aziende del territorio che hanno scelto il calcio come vetrina del proprio lavoro.
Dietro quei simboli ci sono stalle, campi, caseifici, salumifici, negozi di vicinato. In pratica, sulle spalle di Vardy e dei compagni non c’è soltanto una squadra, ma una filiera intera che ogni giorno tiene in piedi l’economia agricola cremonese. Ogni domenica allo Zini, sugli spalti, siedono gli stessi volti che durante la settimana trovi nelle sale mungitura, al tavolo del tecnico, alle assemblee della Libera.
La storia di Libera Associazione Agricoltori Cremonesi inizia nel 1945, come nuova casa del mondo agricolo provinciale, autonoma e radicata.
Pochi mesi dopo, un gruppo di agricoltori dà vita alla Società Editoriale Cremonese, che porterà prima alla nascita de «La Voce del Po» e poi del quotidiano «La Provincia», destinato a diventare il giornale di riferimento della città e del territorio.
Risultato? Per decenni la Cremonese è stata raccontata, difesa, criticata e festeggiata da un giornale nato grazie all’iniziativa del mondo agricolo. Oggi le pagine sportive che seguono Vardy, i suoi gol e le sue conferenze stampa convivono con quelle dedicate alla Festa del Ringraziamento, alle Fiere Zootecniche, ai dibattiti sulla PAC e sul prezzo del latte, dove Libera è protagonista.
È lo stesso ecosistema: agricoltori, tifosi, lettori. A cambiare è solo il cappello che indossano in quel momento.
Vardy è famoso da anni per certe abitudini “non convenzionali”: colazioni abbondanti, omelette, fagioli, doppie bevande energetiche. Anche a Cremona, lo staff ha scelto una linea pragmatica: diete personalizzate, più che menù rigidi, per valorizzare ciò che funziona davvero per il singolo atleta.
Questa idea – meno ideologia, più concretezza – è molto vicina a quello che sta succedendo pure in agricoltura:
meno slogan, più dati, consulenze nutrizionali, razioni studiate con precisione, genetica e benessere animale, tecnologie in stalla.
Il paradosso è affascinante: mentre il mondo si diverte con i meme sulle abitudini alimentari di Vardy, la provincia che lo ospita è il regno di salumi, formaggi e dolci tipici che hanno fatto scuola. Dal Salame Cremona IGP, ai cotechini “vaniglia”, alle mostarde, fino al torrone e ai marubini in brodo di tre carni.
Se volessimo scherzare, potremmo dire che a Cremona il vero problema non è convincere Vardy a mangiare meglio, ma evitare che si innamori troppo delle tavolate del dopopartita.
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Per la Libera, Vardy non è solo un grande nome del calcio internazionale arrivato in città. È l’occasione per ricordare che:
la squadra che oggi gioca in Serie A porta sulle spalle marchi agricoli e cooperativi;
il giornale che racconta ogni partita nasce da un’iniziativa del mondo agricolo;
dietro quelle maglie e quelle pagine c’è una comunità che, dal 1945, ha scelto di chiamarsi «Libera» e di rappresentare chi lavora la terra.
Mettere insieme questi pezzi – Vardy, la Cremonese, gli agricoltori, i prodotti tipici – significa dire una cosa chiara:
il grigiorosso non è solo un colore sportivo, è una cultura che nasce nei campi e arriva fino allo stadio.
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