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Eccellenze del territorio
01.12.2025 - 10:12
Per chi la vede solo nel piatto, il Wagyu è una carne “di lusso”, da ristorante stellato.
Per chi lavora in stalla, è molto di più: un progetto zootecnico lungo anni, che mette insieme genetica, alimentazione, benessere animale, rapporto con il territorio e capacità di stare sui mercati internazionali.
A Castelnuovo Bocca d’Adda, tra Lodi e Cremona, questo progetto ha un nome preciso: La Cigolina, azienda agricola che ha trasformato una storica stalla da latte in una realtà capace di portare il Wagyu italiano sul tetto del mondo e, allo stesso tempo, di raccogliere riconoscimenti “di casa” alle Fiere Zootecniche Internazionali di Cremona.
Fino a pochi anni fa La Cigolina era una classica azienda lattifera di pianura, con una storia che inizia nel 1929 e una mandria di Frisone gestita secondo i canoni tradizionali.
La svolta arriva quando la nuova generazione, Vittorio e Alessandro Gaboardi, decide di non restare nel “mercato generalista del latte” e di cercare una strada diversa. Nasce così l’idea di introdurre in azienda il Wagyu, razza bovina di origine giapponese famosa per l’elevata marezzatura, cioè per quel grasso fine che si distribuisce all’interno del muscolo rendendo la carne particolarmente morbida e saporita.
Il percorso non è stato un semplice “cambio di razza”, ma un lavoro di lunga durata su:
genetica (dai primi embrioni agli incroci con le Frisone fino ai capi full blood),
alimentazione studiata in funzione della qualità della carne,
riorganizzazione della mandria, con una stalla che oggi ospita centinaia di capi Wagyu nelle diverse tipologie,
diversificazione: accanto al latte nascono nuove linee di carne, salumi e trasformati.
Nella presentazione dell’azienda tornano sempre alcune parole chiave: radici, legami, appartenenza da una parte; innovazione, sostenibilità e benessere animale dall’altra. Non è uno slogan: è la sintesi di un modo di lavorare che tiene insieme la cascina di pianura e una filiera ad altissimo valore aggiunto.
Gli animali vengono allevati con:
piani alimentari costruiti su materie prime aziendali (mais, soia, orzo, frumento, foraggi),
tempi di crescita rispettosi delle caratteristiche della razza,
spazi, ambienti e gestione pensati per ridurre lo stress e garantire benessere.
È questo lavoro invisibile, quotidiano, che permette di ottenere una carne con la marezzatura tipica del Wagyu e con un profilo nutrizionale particolare: la razza è rinomata per l’alta quota di grassi insaturi e, nel caso della Cigolina, la stampa ha spesso sottolineato il minor impatto su colesterolo e trigliceridi rispetto ad altri tagli più tradizionali.
Non si tratta di una “ricetta miracolosa”, ma di un dato che conferma come qualità della genetica, alimentazione e gestione possano tradursi anche in caratteristiche nutrizionali diverse.
Il Wagyu allevato alla Cigolina non è solo un “pezzo forte” per le griglie di ristoranti e agriturismi. È il centro di un vero e proprio progetto di filiera:
dallo spaccio aziendale e dal negozio online partono tagli freschi e trasformati (salumi, macinati, prodotti da ragù e hamburger) pensati per usare l’animale nella sua interezza, riducendo sprechi e aumentando la marginalità;
l’azienda lavora con la ristorazione di qualità, che cerca carni riconoscibili, tracciate, con una storia da raccontare;
la carne Wagyu si affianca a una linea di formaggi e latticini ottenuti da latte selezionato per la beta-caseina A2A2, frutto di anni di lavoro genetico sulla mandria di Frisone.
Per il territorio padano questo significa una cosa molto semplice: non esiste solo il modello “tanto latte, a qualsiasi prezzo”. Esiste anche la via della specializzazione, della differenziazione, del prodotto che vale per come è fatto e per quello che rappresenta.
Negli ultimi anni la Cigolina è diventata un nome noto a livello internazionale grazie ai successi alla World Steak Challenge, il campionato mondiale che mette a confronto produttori di carne da più di 20 Paesi.
Nell’edizione 2025, ad Amsterdam, la carne Wagyu lodigiana ha portato a casa un bottino pesante:
oro nella “categoria di razza” con una ribeye di Wagyu full blood,
oro nella categoria controfiletto con un taglio 75% Wagyu e 25% Frisona,
argento nella categoria filetto, ancora con un incrocio 75% Wagyu e 25% Frisona.
Ma il riconoscimento è arrivato anche “in casa”: alle Fiere Zootecniche Internazionali di Cremona 2025 i fratelli Gaboardi hanno ricevuto la Targa Balestreri, premio promosso da ANGA – Giovani di Confagricoltura e dedicato alla memoria del giovane allevatore Mino Balestreri. La motivazione sottolinea proprio la capacità de La Cigolina di investire nella carne Wagyu di alta qualità e nel latte “ad alto valore”, unendo tradizione familiare, innovazione e visione internazionale.
In altre parole: la stessa storia che conquista i podi mondiali viene riconosciuta come modello anche nel cuore della fiera cremonese dedicata alla zootecnia.

Quella della Cigolina non è una storia “da copia e incolla”: ogni azienda ha le sue dimensioni, le sue risorse, il suo mercato. Ma ci sono alcuni messaggi che parlano a tutto il territorio:
la diversificazione ragionata è possibile, anche partendo da una stalla da latte tradizionale;
la collaborazione con università, laboratori e associazioni di categoria aiuta a trasformare intuizioni in progetti solidi;
la qualità non è solo un tema di gusto, ma di benessere animale, genetica, alimentazione, sostenibilità e – quando possibile – profilo nutrizionale;
quando un’azienda del nostro territorio vince all’estero e viene premiata alle fiere di casa, è un riconoscimento che riguarda l’intera filiera agro-zootecnica locale.
Raccontare il Wagyu italiano de La Cigolina sul sito di Libera significa dare volto e voce a una zootecnia che non ha paura di innovare restando fedele alla terra da cui nasce.
Dietro ogni bistecca premiata, prima della giuria internazionale e prima di ogni medaglia, c’è la scelta di una famiglia agricola che ha deciso di stare nel futuro con competenza, coraggio e orgoglio.
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