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Europa e agricoltura

Tagli al bilancio UE: cosa rischiano le aziende agricole della Pianura Padana

La discussione sul nuovo bilancio europeo prevede una riduzione delle risorse destinate all’agricoltura. Per le imprese di pianura, già alle prese con costi in aumento e investimenti in innovazione, significherebbe più fragilità e meno certezze

Tagli al bilancio UE: cosa rischiano le aziende agricole della Pianura Padana

Nel dibattito sul futuro dell’Unione Europea, i numeri del bilancio agricolo non sono un dettaglio tecnico. Per le aziende della Pianura Padana – uno dei motori produttivi dell’agroalimentare italiano – ciò che verrà deciso a Bruxelles nei prossimi mesi potrà fare la differenza tra una programmazione serena degli investimenti e una stagione di incertezza.

La proposta di ridurre le risorse destinate alla politica agricola viene letta con preoccupazione dagli imprenditori e dalle organizzazioni di categoria. In un momento in cui i costi di produzione restano elevati e si chiede alle aziende di accelerare sulla sostenibilità, sulla digitalizzazione e sul benessere animale, l’ipotesi di un taglio al budget agricolo appare in controtendenza rispetto alle esigenze del settore.

Cosa significa “meno risorse” per un’azienda agricola

Dietro le cifre del bilancio europeo ci sono strumenti concreti: pagamenti diretti, misure di sviluppo rurale, interventi per la gestione del rischio, sostegni agli investimenti.

Per un’azienda della Pianura Padana – che si tratti di una stalla da latte, di un allevamento da carne o di un’azienda cerealicola – questi strumenti hanno contribuito a:

  • attenuare l’impatto delle crisi di mercato e della volatilità dei prezzi;

  • sostenere gli investimenti in impianti più efficienti, attrezzature 4.0, tecnologie per il risparmio energetico;

  • accompagnare percorsi di ricambio generazionale e diversificazione aziendale.

La prospettiva di ridurre le risorse disponibili significa, in concreto, avere meno margine per programmare il futuro: meno interventi possibili in caso di crisi, meno fondi per l’innovazione, meno leve per rendere sostenibili – anche economicamente – le scelte ambientali richieste alle imprese.

Una pianura ad alta intensità produttiva

La Pianura Padana è una delle aree agricole a più alta intensità produttiva d’Europa: qui si concentrano filiere strategiche per il Paese, dal latte ai formaggi DOP, dalle carni ai cereali, fino alle produzioni destinate alla trasformazione industriale.

Questa intensità produttiva comporta investimenti importanti e continuativi: strutture di stalla moderne, sistemi di ventilazione e raffrescamento, impianti di mungitura e alimentazione automatizzata, macchine e attrezzature di ultima generazione, tecnologie per la riduzione degli impatti ambientali.

In questo contesto, una minore dotazione di risorse europee rischia di mettere in difficoltà soprattutto le aziende che stanno facendo gli sforzi maggiori per innovare: quelle che hanno investito o intendono investire in sistemi 4.0, in energie rinnovabili, in digitalizzazione dei processi di campo e di stalla.

Investimenti e transizione green: il nodo delle certezze

Negli ultimi anni alle imprese agricole è stato chiesto di accelerare sulla transizione ecologica: riduzione degli input, miglior gestione degli effluenti, tutela della biodiversità, benessere animale, uso più efficiente dell’acqua e dell’energia.

Sono obiettivi condivisibili, che però richiedono tempo, competenze e capitali. Senza una base di sostegno stabile, gli investimenti rischiano di rallentare e molte aziende potrebbero rinviare scelte importanti, in attesa di capire quale sarà il quadro di regole e incentivi nel prossimo periodo di programmazione.

Per chi ogni giorno lavora in stalla o in campo, la questione non è astratta: programmare o meno un nuovo impianto di stalla, una macchina 4.0 o un intervento strutturale dipende anche dalla prevedibilità dei sostegni europei.

Competitività e ruolo dell’Europa

Un altro tema centrale riguarda la competitività. Mentre la discussione sui tagli al bilancio agricolo è aperta, l’Europa continua a confrontarsi su accordi commerciali con Paesi extra UE che hanno condizioni produttive diverse, a partire dai costi del lavoro, dall’energia e dagli standard normativi.

Se da un lato si riducono le risorse per sostenere le aziende europee, dall’altro aumenta la concorrenza di prodotti che entrano nel mercato unico con costi di produzione più bassi. Per le imprese della Pianura Padana, che operano all’interno di una delle normative più rigorose al mondo, questo scenario può tradursi in una pressione crescente sui margini.

È anche per questo che le organizzazioni agricole insistono sulla necessità di mantenere adeguato il budget agricolo europeo: non per difendere un privilegio, ma per preservare la capacità produttiva di un settore che garantisce cibo, occupazione e presidio del territorio.

La posizione di Confagricoltura e l’impegno di Libera

Confagricoltura ha espresso con chiarezza la propria posizione: l’agricoltura deve restare una priorità del bilancio europeo, con risorse adeguate a sostenere la competitività e la transizione del settore.

Libera Associazione Agricoltori Cremonesi segue con attenzione l’evoluzione del confronto a Bruxelles perché sa che, dietro le decisioni sul bilancio UE, ci sono le scelte quotidiane delle aziende della provincia di Cremona. Raccontare questi passaggi significa dare agli agricoltori informazioni utili per comprendere il quadro e, allo stesso tempo, far capire ai cittadini quanto il futuro dell’agroalimentare dipenda anche dalle decisioni prese nelle istituzioni europee.

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