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Biogas
22.12.2025 - 10:29
Alla base ci sono processi naturali: la digestione anaerobica trasforma sostanza organica (reflui, letami, sottoprodotti agricoli, scarti agroindustriali) in:
Quando il biogas viene ulteriormente purificato (rimozione di CO₂ e altre impurità) si ottiene biometano, con caratteristiche molto simili al gas naturale, che può:
Il punto chiave è che, se basato su reflui e sottoprodotti, il biometano è un gas rinnovabile, con un bilancio di emissioni molto più favorevole rispetto al gas fossile.
L’Italia è oggi considerata uno dei Paesi più avanzati per lo sviluppo del biogas agricolo e del biometano:
Questi numeri inseriscono il Paese in una posizione di rilievo nella strategia europea di aumento della quota di gas rinnovabili e di riduzione delle emissioni nel settore energetico e nei trasporti.
Il biogas agricolo non è solo una questione energetica: è uno dei tasselli della bioeconomia, cioè l’insieme delle attività che utilizzano risorse biologiche rinnovabili – provenienti da agricoltura, allevamento, foreste, pesca e acquacoltura – per produrre cibo, mangimi, materiali, chimica verde ed energia.
La bioeconomia italiana è tra le più importanti in Europa, con un fatturato stimato di circa 330–380 miliardi di euro e milioni di posti di lavoro lungo la filiera agroalimentare, del legno, della carta, delle biotecnologie e dell’energia da biomasse.
In questo quadro, biogas e biometano agricoli rappresentano:
Le regioni della Pianura Padana, Lombardia in testa, sono caratterizzate da:
Non sorprende, quindi, che una quota molto rilevante degli impianti biogas e biometano italiani sia localizzata proprio in quest’area, dove reflui zootecnici e residui agricoli vengono sempre più spesso trattati come materie prime per produrre energia rinnovabile, oltre che come materiali da gestire nel rispetto delle norme ambientali.
Progetti recenti in Lombardia puntano proprio alla produzione di biometano avanzato da reflui e scarti, con l’obiettivo di ridurre le emissioni, migliorare la gestione dei nutrienti e generare nuove entrate per le aziende coinvolte.
Il territorio cremonese, storicamente legato alla zootecnia da latte e alle grandi filiere casearie, è uno dei luoghi dove questa trasformazione è più visibile.
Alcuni esempi, tratti da casi reali:
Parliamo di cascine che continuano a fare il loro mestiere principale – produrre latte, carne, colture – ma che al tempo stesso sono diventate piccole centrali energetiche rinnovabili, con un ruolo attivo nella riduzione delle emissioni e nella stabilità del sistema elettrico e del gas.
Un aspetto importante, soprattutto in un Paese a forte vocazione alimentare come l’Italia, è evitare la competizione tra colture per il cibo e colture per l’energia.
In questo senso, l’esperienza Biogasdoneright™ – sviluppata da un gruppo di oltre 600 agricoltori italiani riuniti nel Consorzio Italiano Biogas – è spesso citata come modello: sequenze colturali e tecniche agronomiche che permettono di:
L’idea di fondo è che il biogas agricolo non debba essere visto come un’attività “separata”, ma come una componente integrata del sistema aziendale, capace di valorizzare i momenti morti e gli scarti, anziché sottrarre superfici alle produzioni alimentari.
Per un’azienda agricola o zootecnica, biogas e biometano rappresentano:
Ma la convenienza e la sostenibilità di un impianto dipendono da vari fattori:
È quindi fondamentale che ogni progetto sia:
Tre domande da farsi prima di pensare a un impianto
In sintesi, biogas, biometano e bioeconomia non sono slogan, ma strumenti concreti che stanno già modificando il modo di pensare l’agricoltura italiana. Territori come Cremona, dove convivono grandi filiere agroalimentari, allevamenti specializzati e un crescente numero di impianti, possono diventare laboratori reali di un’agricoltura capace di produrre cibo, energia e servizi ambientali, mantenendo al centro il lavoro degli agricoltori e degli allevatori.
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